FAUNA, ovvero i nostri compagni di viaggio

Incontrare un animale, aspettare, appostarsi per fotografarlo presuppone un atto di umiltà. In tanti mi chiedono increduli come si può aspettare per ore, magari al freddo o al caldo soffocante solo per ottenere una foto. Di solito rispondo che ci vuole passione, che è quella che ti dà l’energia e la determinazione necessarie. Lo faccio perché credo sia la riposta più immediata e comprensibile,  in realtà si tratta di umiltà.

È uno scendere dal piedistallo in cui ci siamo collocati unilateralmente come specie nel momento in cui ci siamo definiti Homo sapiens.

Quando si è sul campo, vestirsi con una tuta mimetica può essere certo d’aiuto, ma quello che soprattutto bisogna indossare è conoscenza, rispetto ed empatia. È importante essere consapevoli che incontrare “l’altro” è un privilegio. Il sentirsi alla pari nella consapevolezza di essere tutti ospiti di una stessa dimora, è il vero scopo e il premio.

Non c’è operazione più difficile che fare propria questa consapevolezza: la nostra cultura lo rende complicato. Cresciamo prigionieri di una gabbia di convinzioni dalle quali emanciparsi resta impresa ardua per ciascuno di noi.  A me è occorso tempo, molto tempo e, come tanti, non ne sono ancora del tutto fuori.

Ma non c’è altra strada – se vogliamo salvare l’attuale equilibrio del mondo – che salvarci tutti insieme. O tutti o nessuno.