Durante le mie frequenti peregrinazioni nell’Appennino Centrale, più volte ho potuto osservare un fenomeno, – al quale, per la verità, all’inizio non ho mai dato granché importanza – e di cui invece ora conosco meglio la natura e la rarità: i fiori di brina, particolari formazioni dendritiche che si formano su superfici d’acqua ghiacciata, creando paesaggi fantastici.
Il fatto è che la scienza ha cominciato a descriverli piuttosto recentemente: si tratta di una piccola meraviglia naturale più diffusa nel settentrione del mondo – dove sono di casa le giuste condizioni – che alle nostre latitudini, soprattutto a quelle dell’Italia Centrale.
I fiori di brina possono formarsi infatti solo in precise condizioni: è necessaria un’atmosfera secca, una differenza sufficientemente grande di temperatura tra la superficie del ghiaccio e l’atmosfera, e calma di vento pressoché totale. La temperatura dell’aria deve essere inferiore a -15°C e la superficie ghiacciata sulla quale si formano sottile e priva di neve.
Se tutte queste condizioni si realizzano, l’acqua allo stato di vapore presente nell’aria solidifica sulla superficie ghiacciata creando le meravigliose, algide formazioni ramificate della grandezza di alcuni centimetri che vediamo nella foto, scattata il 5 marzo del 2013 nel Piano Grande.